L’alato simbolo universale
Dai Germani agli Aztechi, dai Greci ai Cinesi: il drago e il serpente ricorrono in tutte le culture, sempre ambigui, sempre sospesi tra Bene e Male
Cristo guerriero (XII secolo), mosaico dell’abside dell’antica cattedrale ursiana di Ravenna
Sano di Pietro, San Giorgio e il drago (metà XV secolo), tempera su tavola.
La santa e il drago, particolare della Pala d’altare di Santa Margherita di Vilaseca (XII secolo), tempera su tavola
Il giudizio universale (1212), affresco, particolare. Gülsehir (Cappadocia), chiesa di San Giovanni
Lancillotto combatte contro il drago, miniatura tratta da Il romanzo di Lancillotto del Lago (1344). Parigi, Biblioteca Nazionale
Pochi sono gli animali che in tutte le culture dell’umanità dispongono di uno statuto simbolico tanto ricco e polisemico quanto il serpente e il suo “parente mitico”, il drago con due, quattro o più zampe, che talora si presenta anche alato e sputafuoco. Nella sua Storia dei serpenti e dei draghi il naturalista bolognese del XVI-XVII secolo, Ulisse Aldrovandi, annunciava: «Abbiamo suddiviso quest’opera sui serpenti, con la prima parte di questa storia, in due libri, in modo da conoscere appunto, dopo aver esaminato nel primo la natura dei più noti e nel secondo quella dei meno noti, le abitudini dei draghi. Esistendo peraltro varie specie di questi, prenderemo le mosse innanzitutto da quei draghi che si distinguono per la cresta o per la mole corporea [...]. Noi, seguendo l’opinione comune degli autori, al momento chiamiamo draghi i vecchi serpenti, contrassegnati da una cresta. E così a un primo sguardo ci comporteremo con gli altri draghi, e poi parleremo di quelli che mancano di zampe, poi dei bipedi e quindi di quelli insieme bipedi e alati».
Ancora in quei tempi, la distinzione tra draghi e serpenti non era molto netta e in generale nel bestiario dei rettili non era facile districarsi. Un’ambiguità che veniva da lontano: per esempio Marco Polo, quando descrive un coccodrillo asiatico, parla di un grande serpente con la testa enorme e vicino a essa due zampe senza piedi ma con tre unghie, che dorme nelle grotte e cerca refrigerio nell’acqua. L’immagine dei rettili, insomma, era ben poco chiara: si pensi al basilisco, altro animale fantastico rappresentato come un serpente coronato e dalle ali di gallo o, più raramente, come un gallo coronato e dalla coda di serpente. Il basilisco è strettamente legato al serpente, ma da lui distinto: come «super aspidem et basiliscum», secondo il Salmo 90,12-13, è rappresentato nella tradizione cristiana il Cristo che calpesta i due rettili nemici dell’uomo, simboli della tentazione e del peccato
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di Franco Cardini