Luoghi dell' Infinito > Le bianche ali dei poeti

Le bianche ali dei poeti

Quattro poesie esemplari di quattro grandissimi poeti. Colore: bianco. Animale: uccello.

​La poesia occidentale si abbandona riccamente al canto dei colori di fiori, piante, si esalta nelle tinte delle gote, delle labbra, degli occhi della donna. Per non parlare delle gamme cromatiche del cielo, del mare. E poi i colori della vita quotidiana. Raramente rappresenta animali soffermandosi sul loro colore: un lungo (quanto inutile) studio ci permette di scoprire che il famoso Baiardo, il cavallo di Rinaldo, probabilmente è di pelo bruno con macchie nere. Ma Ariosto non dice nulla, e quando un poeta tace ha i suoi motivi.
L’uomo occidentale scopre animali dai colori sgargianti durante e dopo il colonialismo, soprattutto però nell’epoca contemporanea: i pappagalli multicolori dell’Amazzonia, i pesci gialli e blu dei Caraibi non appartengono al patrimonio animale dell’Occidente, dalle capre di Itaca alle mucche che annoiavano, nei viaggi in campagna, i romantici inglesi.
La poesia orientale è differente, mescolata alla cultura del tappeto, all’arte che porta animali sgargianti e paradisiaci nelle trame del tessuto.
Ma nella poesia d’Occidente domina il bianco, che non solo è il colore della purezza, ma della totalità: i cigni di Yeats sono emblemi di immacolatezza, bellezza assoluta, e insieme volo, energia erotica, pienezza del vivere.
L’albatro di Coleridge, che appare in cielo, bianco, placando la tempesta e recando buoni venti, è un angelo. Il poeta non indica il suo colore ma data la sua natura angelica è scontato, come quello degli uccelli di mare. A partire dal mitico bianco Alcione di Ovidio. Per essere precisi, Coleridge scrive in una lettera di avere scoperto in un diario di bordo di un certo Shelvoke l’episodio che ispira il poema, dove si narrava di un albatro scuro ucciso da un marinaio, ma specifica di averlo fatto divenire bianco per consentirgli di regnare tra i versi di perdita e salvazione dell’uomo sul mare tempestoso dell’esistenza.
Moby-Dick, che sappiamo essere non solo un romanzo, ma un mitico e mistico poema in prosa (prosa modulata come l’antica poesia epica) inizia con un capitolo sulla realtà assoluta del bianco, e Moby-Dick, il mito, l’irraggiungibile, il Leviatano, è la Balena Bianca.
Qui, in questa piccolissima ma esemplare antologia, vediamo due tipi di bianchi uccelli, i cigni di Yeats e l’albatro di Coleridge, nel pieno del loro issante e celestiale volo.

di Roberto Mussapi