Luoghi dell' Infinito > Le avventure spirituali del maestro Albers

Le avventure spirituali del maestro Albers

Una doppia mostra in Umbria narra l’impegno didattico del pittore dal Bauhaus agli Stati Uniti. E al tempo stesso la sua sete di assoluto

Josef Albers, Omaggio al quadrato (1968), olio su masonite.

Josef Albers, Omaggio al quadrato (1968), olio su masonite.

​Il viaggio per nave che nel 1933 lo aveva condotto a New York doveva essere stato pieno di insidie, se, come raccontano, molti dei progetti su vetro realizzati in Germania si erano infranti irrimediabilmente.
Josef Albers, con la moglie Anni, si sta recando in Carolina del Nord, chiamato a dirigere un’istituzione appena inaugurata: il Black Mountain College. Niente a che vedere con il Bauhaus appena costretto a chiudere dopo l’ultima, breve parentesi berlinese. Si tratta di una scuola di “arti liberali”, ispirata ai principi cari a John Dewey: le arti visive incontrano i principi della progettazione, la letteratura dialoga con la scenografia, la poesia interseca la musica. Non parla una parola di inglese, ma a chi gli domanda quale sia il compito di una scuola di questo tipo risponde: «Aprire gli occhi». La funzione di un processo di formazione che investe le “arti” non può che essere quello di permettere agli studenti di “aprire gli occhi”, di confrontarsi, di dialogare, di sbagliare, di riprendere il cammino con il solo conforto che ogni operazione, ogni progetto, ogni opera, altro non sono che un veicolo, uno strumento per conoscere meglio il mondo nel quale siamo calati......
 
di Beatrice Buscaroli
​​