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La nuova Eva attesa dalla storia

In Maria si compiono le figure dell’Antico Testamento La sua vita si configura come modello della vera sequela

​Benedetta da Dio con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui e in vista della sua incarnazione scelta prima della creazione del mondo per essere santa e immacolata di fronte a lui nella carità (cfr. Ef 1,1), Maria quando nacque fu come la stella del nuovo mattino, l’aurora del giorno nuovo, senza tramonto.
Con sapiente intuizione, nella festa della sua Natività (8 settembre), la Chiesa fa ascoltare come brano evangelico la pagina della genealogia di Gesù secondo Matteo, dove con ritmo continuo i nomi si susseguono ai nomi, le generazioni alle generazioni: «Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò…» (Mt 1,1-17), finché ci si ferma al Nome che è al di sopra di tutti i nomi: Gesù chiamato Cristo.
Questa scelta liturgica ci offre un’indicazione precisa, che indirizza la nostra ricerca nella direzione giusta, facendoci entrare nella dimensione mistica della storia sacra. Parlando della lettura della Parola di Dio, sant’Ambrogio esorta i fedeli a leggerla avidamente, a leggerla integralmente dalla Genesi all’Apocalisse, Antico e Nuovo Testamento, perché in ogni pagina si trova Cristo: «Bevi dunque tutti e due i calici, dell’Antico e del Nuovo Testamento, perché in entrambi bevi Cristo. Bevi Cristo che è la fontana della vita; bevi Cristo che è la pace». Non diversamente, percorrendo le pagine sacre, di generazione in generazione, troviamo anche Maria, dalla quale è nato il Cristo. Attraverso altre figure della Bibbia la vediamo venirci incontro velatamente, silenziosamente, finché, come per Gesù, anche per lei giunge il tempo stabilito della sua concreta cooperazione all’opera della salvezza. Maria è dunque la Donna preparata da lontano e ancor prima preparata nell’alto, nel pensiero di Dio che l’ha scelta e designata quale “nuova Eva”, vera Madre dei viventi, madre nell’ordine della grazia. Là dove Eva con la sua disobbedienza aveva reciso in radice la comunione tra Dio e l’umanità, Maria con il suo sì diviene canale di grazia per gli uomini e per l’intero creato.
Dio, che aveva creato per amore, di fronte alla tragedia del peccato e della morte, di fronte alla corruzione della sua creazione, non si rassegnò, ma rivelò ancor più pienamente se stesso, si rivelò onnipotente nell’amore: si rivelò come il Misericordioso. Così, a questo proposito, scrisse il giovane sacerdote Giovanni Battista Montini, futuro Paolo VI: «Non basta dire: Dio è Amore, Dio ha amato il mondo; bisogna aggiungere: Dio è Misericordia, Dio ha amato un mondo colpevole. Non figli, ma ribelli, ma ingrati, ma perduti ha amato. E quelli più lontani e più miseri, quelli più avversi e più cattivi, quelli ha amato. È stato un amore salvatore. La misericordia, essa sola, è capace di ricuperare il bene perduto, di ripagare nel bene il male compiuto e di generare nuove forze di giustizia e di santità» (inedito apparso su “L’Osservatore romano”, 23 settembre 2016).

di Anna Maria Cànopi