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Il vento da oriente che allargò la Chiesa

Il papa venuto dall’Est: con l’immagine dei “due polmoni” Giovanni Paolo II ha dato un impulso deciviso all’ecumenismo e all’incontro fra popoli e culture

​Enzo Bianchi


Quando, ormai più di quarant’anni fa, venne eletto per la prima volta dopo diversi secoli un papa non italiano, proveniente dai confini orientali della Chiesa europea latina, forse non ci si rese conto subito di come e in che direzione questo evento avrebbe mutato il respiro della Chiesa cattolica. Ma ben presto Giovanni Paolo II ci rese familiari, con un’immagine efficacissima, la Chiesa che respira con i due polmoni, l’Oriente e l’Occidente. Non solo un modo di dire, ma una convinzione perseguita attraverso viaggi, documenti, dialoghi, ascolto delle diverse tradizioni che, nel mondo latino come in quello bizantino e slavo, per secoli avevano saputo tradurre il messaggio del Vangelo con accenti e tonalità diverse ma profondamente complementari. Purtroppo per tutto il secondo millennio cristiano il progressivo estraniamento tra Oriente e Occidente aveva soffocato il respiro della Chiesa, a volte ne aveva resa affannosa la predicazione, impoverendone le potenzialità.
Emblematica dell’approccio bi-polmonare di papa Giovanni Paolo II fu la pubblicazione nel breve volgere di tre settimane, nel maggio 1995, dell’esortazione apostolica Orientale lumen e dell’enciclica Ut unum sint sull’unità dei cristiani: la riflessione sull’importanza delle Chiese orientali – sia cattoliche che ortodosse – e sui loro tesori diviene una chiave di lettura e uno stimolo efficace per l’incessante ricerca dell’unità voluta da Cristo per i suoi discepoli. Le esperienze di conoscenza e d’incontro realizzatesi nel corso del XX secolo vennero riconosciute come portatrici di un mutamento di prospettive nell’intendere l’unità e pietre miliari sul sentiero da percorrere per conseguirla: passare da un rapporto “Chiesa madre – Chiese figlie” a relazioni tra “Chiese sorelle in una comunione plurale”. In quei testi Giovanni Paolo II esprime la consapevolezza di come con gli ortodossi e gli orientali noi cattolici «abbiamo in comune quasi tutto» (OL 3), e come il forte anelito al ristabilimento della comunione con le Chiese ortodosse e orientali, quel desiderio di respirare a pieni polmoni, possa anche rispondere alla domanda di senso dell’uomo contemporaneo. Certo, per offrire una risposta convincente ed efficace, Oriente e Occidente devono togliere lo “scandalo della divisione”, che svuota la croce stessa di Cristo.
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