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Hierapolis, sorprese dell'altro mondo

Nella città turca archeologi italiani hanno trovato l’”ingresso all’Ade” e la tomba dell’apostolo Filippo

​Entrate nella basilica di Santa Maria Novella a Firenze e camminate fino al transetto. Qui, in una piccola cappella alla destra del coro, Filippino Lippi dipinse alla fine del ’400 una serie di affreschi commissionati dal banchiere fiorentino Filippo Strozzi. Ci sono soprattutto le storie che danno il nome alla cappella, quelle di Giovanni l’evangelista. Ma ci sono anche le storie di un altro apostolo, Filippo, del quale il pittore illustra il martirio in una città romana dell’Asia Minore: Hierapolis. Il santo è legato a una croce, circondato dalle rovine di un tempio pagano. Avvenne davvero questo martirio? Filippo fu veramente crocifisso a testa in giù e sepolto a Hierapolis? La risposta si trova 1.500 chilometri a est di Firenze, in Turchia, fra le pietre di un sito dove gli archeologi italiani scavano da quasi sessant’anni. «Esistono poche notizie storiche sull’apostolo Filippo» esordisce Francesco D’Andria, «ma sappiamo che dopo la morte di Gesù predicò nell’Asia Minore e poi a Hierapolis, dove morì nell’80 dopo Cristo». Docente all’Università del Salento, classe 1943, Francesco D’Andria è direttore della missione italiana a Hierapolis dal 2000 (ma vi scava dal lontano 1974). «Oggi – continua il professore – i resti di san Filippo riposano a Roma, nella chiesa dei Santi Apostoli, ma la sua tomba originaria è qui, in Turchia».
Hierapolis è un patrimonio Unesco visitato ogni anno da un milione e mezzo di turisti. A fondarla, tre secoli prima di Cristo, lungo la “strada reale persiana” che collegava Persepoli al Mediterraneo, fu un successore di Alessandro Magno. In età romana imperiale Hierapolis divenne uno dei centri più importanti dell’Asia Minore, ricca di monumenti in marmo e in travertino. Ma nel 1957 ad attirare le attenzioni di Paolo Verzone, torinese esperto in architettura bizantina, fu altro: la misteriosa tomba di san Filippo. Quell’anno l’aristocratico Verzone, professore al Politecnico di Torino, ottenne la concessione turca che gli permise di scavare a Hierapolis, e di cercare uno dei monumenti cristiani più importanti dell’Asia Minore. «Per decenni – racconta Francesco D’Andria – abbiamo pensato che il sepolcro si trovasse nel Martyrion, la chiesa costruita sul luogo del martirio di san Filippo, oggetto di pellegrinaggio a partire dal V secolo. Ci sbagliavamo».

di Alessandro Gandolfi