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Duemila anni di pellegrinaggi

A partire da quello gerosolomitano e romano, hanno riscritto geografie e dato forma alla storia

​I pellegrinaggi hanno un importante ruolo nel mondo cristiano: sono espressioni di religiosità popolare e al tempo stesso testimonianze di fede nei segni che attestano l’impronta divina sulla storia umana. Il pellegrinaggio cristiano ha d’altronde un corrispetivo nella aliah ebraica (l’“ascesa a Gerusalemme”) e nello haj musulmano (la visita al santuario della “Santa Ka’ba”). Al di fuori del mondo abramitico, esistono pratiche di visita a santuari e a luoghi ritenuti sacri che hanno almeno formalmente molti punti di contatto e di somiglianza rispetto al pellegrinaggio cristiano. Noi però in questa sede ci limiteremo all’esame di quest’ultimo, sia pure con occasionali riferimenti agli altri.
Non sempre è storicamente determinabile l’origine di un pellegrinaggio: se sappiamo come e perché si è radicata la fama di Lourdes o di Fatima, nulla di preciso possiamo dire di Delfi nell’antico culto ellenico o del “Picco d’Adamo” (venerato da cristiani, musulmani, buddhisti e induisti) in Sri Lanka. Dal punto di vista topografico o geografico, certi luoghi di pellegrinaggio divengono tali nella misura in cui esistono “luoghi deputati” che debbono alla loro natura un ruolo sacrale all’interno di un determinato sistema: così i boschi, le caverne, le sorgenti, i laghi, i fiumi. In altri casi, vi sono luoghi e santuari che ricevono un culto speciale a intervalli periodici: così Olimpia, nell’antica Grecia, ogni quattro anni, in rapporto con i giochi olimpici. O Roma, a partire dal 1300, in connessione ai Giubilei. O ancora, il momento “alto” del pellegrinaggio al santuario del Bom Jesus do Bonfim, a Salvador da Bahia, in Brasile, per cinque giorni ogni anno. A parte centri relativamente grandi come Benares o La Mecca, le città-santuario – come Loreto, Medina, Lalibela, Cuzco – sono in genere piccole, con una popolazione residente poco numerosa, a fronte di una popolazione di visitatori soggetta a un continuo ricambio e pertanto, nell’avvicendarsi dei pellegrini, “stabilmente” molto numerosa.
Anche le forme e le modalità di pellegrinaggio, quando le informazioni che se ne hanno sono sufficienti, si mostrano – tanto nei pellegrinaggi del passato quanto in quelli tuttora praticati – dotate d’una loro stretta coerenza. È piuttosto comune che il pellegrinaggio segua itinerari prefissati che (sia pur con parecchie varianti ammesse) sono essi stessi in quanto tali – tappe intermedie comprese – considerati parte del sacro viaggio: il pellegrino si muove sperando di ottenere grazie o benedizioni, e il suo viaggio gli procura fama e reputazione. Talvolta esso ha invece un valore di espiazione in seguito a una colpa, o di penitenza per un peccato; sovente, il pellegrinaggio ha luogo a date fisse o in rapporto a coincidenze astrali. L’esperienza è considerata tanto più meritoria quanto più è disagiata, faticosa, accompagnata da sacrifici e da rinunzie; né mancano casi in cui legate al pellegrinaggio sono addirittura prove fisiche di sopportazione di fatica o di dolore

di Franco Cardini