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Daumier la rivoluzione in un disegno

Nelle sue litografie seppe unire satira, visione politica europea e grande arte, divenendo specchio di un’epoca intera

​Honoré Daumier (1808-1879) viene paragonato dai critici a Michelangelo per la forza del segno, a Rembrandt per l’intensità del chiaroscuro, ma anche a Goya e a Ribera per l’espressivività. Pittore riconosciuto e apprezzato solo negli anni maturi della sua carriera, era ammirato anche da Rodin per le sue qualità di scultore. Daumier è stato però innanzitutto un grande disegnatore e un litografo senza pari, un divulgatore di idee, un giornalista che ha utilizzato l’immagine al posto delle parole, un disegnatore della satira politica che – come i giornalisti odierni – si concentrava sull’attualità, un’attualità che appare non tanto diversa da quella odierna.
Lo testimonia l’esposizione (circa centottanta opere, soprattutto stampe, disegni e sculture) allestita presso il Museo Civico Villa dei Cedri a Bellinzona, nel Canton Ticino. Pensiamo solo al tema scottante dell’Europa.
L’interesse di questa parte un po’ dimenticata dell’opera di Daumier non sta solo nella sua qualità grafica, a momenti quasi espressionista. Essa assume oggi uno straordinario valore di attualità, perché vi si ritrovano gli stessi sforzi, le stesse sfide, gli stessi entusiasmi ma anche le stesse delusioni che la costruzione dell’Europa conosce in questo particolare momento storico. Daumier può essere considerato l’incarnazione di questa Europa e rari sono gli artisti che hanno raggiunto una simile fama fuori dai loro confini nazionali. Daumier, ovunque nel mondo, in Europa comenegli Stati Uniti d’America, in Cina come in Giappone, rappresenta il simbolo dell’artista che - nel corso di tutta la sua esistenza - non ha mai rinunciato alla lotta con il vigore tipico del suo stile, privilegiando la stampa popolare e l’uso di una tecnica che ha reso le sue opere disponibili ovunque e accessibili a tutti.
L’idea di un’Europa solidale è nata dalle rivoluzioni del 1848, dove tutti reclamavano violentemente l’indipendenza, e chi già ce l’aveva reclamava il suffragio universale. Grande difensore dei valori repubblicani, Daumier non poteva rimanere insensibile ai movimenti democratici che insorgevano contro le antiche monarchie. Tali movimenti furono però oggetto delle sue opere solo in un secondo tempo e il repertorio di Daumier rimase a lungo essenzialmente parigino. Egli non ambiva alla creazione dell’Europa, come invece Victor Hugo, che Daumier considerava un poeta illuminato. Le sue litografie testimoniano il suo sguardo critico sull’allegra utopia. Paradossalmente è l’amplificazione dei conflitti, e la loro internazionalizzazione, a sugellare le prime alleanze da cui in seguito potrà nascere il sentimento di unità europea.
Attaccando i nemici comuni di queste coalizioni, Daumier contribuirà alla nascita di uno spirito europeo, a cominciare dai suoi attacchi virulenti contro i russi durante la Guerra di Crimea. Negli anni Sessanta dell’Ottocento l’Europa è in ebollizione e Daumier illustrerà l’attualità del sogno europeo fino alla sua ultima litografia: in effetti, nelle sue opere possiamo seguire la nascita e la morte del sogno di un equilibrio europeo. In oltre un secolo, il tema, nonostante i progressi, non è granché invecchiato.

di Carole Haensler