Luoghi dell' Infinito > DOMENICO, IL VOLTO DELL’ANNUNCIO

DOMENICO, IL VOLTO DELL’ANNUNCIO

​«Praedicator Gratiae: tra i titoli attribuiti a san Domenico, quello di “Predicatore di Grazia” spicca per la sua consonanza con il carisma e la missione dell’Ordine da lui fondato». Così scrive papa Francesco nell’incipit della lettera indirizzata al maestro generale dell’ordine dei predicatori, fra Gerard Francisco Timoner III, in occasione dell’VIII centenario della morte di san Domenico di Caleruega. E a san Domenico “Luoghi dell’Infinito” dedica una intera monografia, firmata da alcuni degli studiosi più eminenti e da personalità dell’Ordine dei predicatori.
Gli editoriali sono a firma di fra Timoner e della teologa domenicana Antonietta Potente. Lo storico medievista Franco Cardini racconta nel suo ampio testo introduttivo la crisi che attraversa la Chiesa nel periodo in cui Domenico matura la sua vocazione e dà vita all’Ordine mendicante dei frati predicatori, che offrirà con la sua presenza nelle città medievali la gioia dell’Annuncio al popolo tutto, dai nobili ai poveri. Il biblista domenicano Paolo Garuti si sofferma sulla vita e sul pensiero del santo, mentre un inedito della compianta madre badessa Anna Maria Cànopi ne approfondisce la luminosa spiritualità. Antonio Paolucci propone una lettura dell’Arca di San Domenico – capolavoro dell’arte scultorea che custodisce il corpo del santo nell’omonima basilica a Bologna –, a cui lavorarono Nicola Pisano, tra il 1265 e il 1268, e in seguito Niccolò dell’Arca e il giovane Michelangelo, per il programma quattrocentesco di arricchimento e trasformazione del monumento. Davide Pedone, priore del convento di San Domenico a Bologna, propone una lettura della “Tavola della Mascarella” – in cui è presente la più antica immagine del santo –, opera che ispira il tema dell’anno giubilare “A tavola con san Domenico”. 
Lo storico dell’arte Timothy Verdon ci presenta lo straordinario ciclo di affreschi del convento di San Marco a Firenze, firmati dal Beato Angelico. Suor Maria Gloria Riva propone la lettura di un capolavoro del Guercino, in cui è raffigurata la Vergine nell’atto di consegnare il rosario a Domenico e Caterina da Siena. Elena Malaspina, membro della Pontificia Academia Latinitatis, ci spiega perché la grande mistica senese, grazie alla sua profonda dottrina spirituale, può essere considerata “la seconda fondatrice della famiglia domenicana” (Benedict Ashley). La filosofa statunitense Siobhan Nash-Marshall racconta la vocazione domenicana – osteggiata dalla nobile famiglia d’origine – del gigante del pensiero cristiano, Tommaso d’Aquino. La storica dell’architettura Maria Antonietta Crippa ci propone un itinerario tra chiese e conventi legati all’ordine: da Sant’Eustorgio a Milano a Santa Maria Novella a Firenze, a Santa Sabina a Roma. Un articolo sull’inquisizione, sempre a firma di Franco Cardini, presenta i vari aspetti della lotta dei Domini canes (“cani del Signore”) contro gli eretici, a partire dai catari. Il giornalista e scrittore parmense Giorgio Torelli ci racconta la fede popolare legata al santuario mariano di Fontanellato. Gianni Festa, postulatore generale delle cause dei santi domenicani, parla della “santità in bianco e nero”, della miriade di santi e sante che hanno seguito il cammino indicato da Domenico, e in particolare del vescovo martire Pierre Claverie (1938-1996). Timothy Radcliffe, già maestro generale dell’ordine, ci propone un parallelo tra i tempi turbolenti e di grandi cambiamenti che ha vissuto Domenico e la nostra società liquida. Resta un punto fermo, oggi come allora: «Alla radice di tutte le preoccupazioni di san Domenico c’era una convinzione fondamentale: siamo fatti per la verità». A chiudere la monografia il commento di Giuliano Vigini, critico letterario e curatore di una nuova edizione commentata della Divina Commedia, che presenta il canto XII del Paradiso e san Domenico “visto” da Dante.
«Nell’Esortazione Apostolica – scrive papa Francesco nella sua lettera su san Domenico – ho espresso la mia convinzione che “ogni santo è una missione; è un progetto del Padre per riflettere e incarnare, in un momento determinato della storia, un aspetto del Vangelo”. Domenico rispose all’urgente bisogno del suo tempo non solo di una rinnovata e vibrante predicazione del Vangelo, ma anche, altrettanto importante, di una testimonianza convincente dei suoi inviti alla santità nella comunione viva della Chiesa. Nello spirito di ogni riforma autentica, egli cercò di ritornare alla povertà e semplicità della comunità cristiana dei primordi, riunita intorno agli apostoli e fedele al loro insegnamento (cfr. At 2,42). Allo stesso tempo, il suo zelo per la salvezza delle anime lo portò a costituire un corpo di predicatori impegnati, il cui amore per la sacra pagina e integrità di vita potesse illuminare le menti e riscaldare i cuori con la verità donatrice di vita della parola divina».