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Costruire e pensare con la natura

Progettare in simbiosi con l’ambiente, seguendone i ritmi, le leggi, la sacralità. Da Stoccolma a Palermo, i casi virtuosi promossi dal Premio Carlo Scarpa

​La “Foresta della Memoria”, chiamata in svedese Skogskyrkogården, realizzata a Stoccolma da Erik Gunnar Asplund e Sigurd Lewerentz a partire dal 1915, è un luogo in cui si compie un perfetto equilibrio tra l’intervento umano e l’ambiente naturale. È un caso esemplare, tanto rilevante per affrontare l’argomento “costruire con la natura”, quanto raro, perché in questa proposizione il secondo termine troppo facilmente è inteso come puramente strumentale e la natura è ridotta a mera fornitrice di materia “costruttiva”, destinata alla manipolazione secondo la logica che vede l’essere umano come padrone assoluto, dominatore che decide senza limiti e dettando le regole di ogni aspetto dell’opera.
Nel cercare di individuare strategie di intervento fondate su un saggio equilibrio, risulta rilevante osservare il modo in cui a Stoccolma l’amministrazione pubblica già all’inizio del secolo scorso ebbe la capacità di concepire la grande opera che è maturata nel corso dei decenni successivi. È un cimitero, ma è anche un parco pubblico di straordinaria bellezza: qualcosa che sembra lontano dalla nostra cultura mediterranea e nacque da un vasto confronto culturale che coinvolse, insieme ai tecnici, anche tanti uomini di pensiero. Quando si decise di costruirlo, nel 1914, fu indetto un concorso.
La foresta di un centinaio di ettari era stata lacerata da alcune cave di ghiaia di cui restava evidente il segno. Il processo che portò a definire il nuovo luogo fu molto lungo, si trattò di un’opera in divenire lento, come dev’essere quando l’uomo costruisce con la natura; seguì la traccia elaborata nel progetto presentato da Asplund e Lewerentz, risultati vincitori.
Il Premio internazionale Carlo Scarpa per il Giardino lo selezionò nel 1995 come esempio di collaborazione tra paesaggio naturale e paesaggio artificiale, da cui, come si dice nella motivazione, «ha preso vita un paesaggio culturale capace di esprimere la dimensione del sacro».
La scelta di quell’opera tenne conto non solo del risultato finale, che oggi è un luogo privilegiato nella città di Stoccolma, ma considerò anche il tipo di attitudine culturale che ha portato a questo risultato. Si era agli albori della moderna socialdemocrazia e in Svezia questa riuscì ad attuare una collaborazione tra le parti sociali, tenendo in conto la sensibilità scandinava per il paesaggio e contemperando socialità, solidarietà, religiosità e desideri dei singoli.

di Luigi Latini