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Contro l'idolatria, così nacque il monoteismo

Per la Torah solo Dio è santo

​Vittorio Robiati Bendaud
Abramo, il primo Ebreo, il “patriarca fondatore”, sperimenta il passaggio esistenziale dall’idolatria al monoteismo. La Torah e il midràsh rendono variamente conto di come questo passaggio sia avvenuto e dei suoi stadi: un interrogativo radicale e lacerante sulla pratica inveterata, ubiqua, omologante e indiscussa dell’idolatria, che risultava insoddisfacente per Abramo; la presa di distanza dall’idolatria, tradottasi in netto rifiuto ed energica opposizione; una faticosa ricerca razionale e morale di una “causa prima”, di un principio e di un fine – una sorta di “ipotesi-dio” –; il rivelarsi personale e intimo del Santo e Benedetto ad Abramo e alla sua discendenza con cui ha avviato un dialogo.
L’Egitto in cui discesero i figli di Israele era all’epoca una società idolatrica, al pari della terra avita di Abramo, Ur dei Caldei. Non dissimilmente da Ur, quella egizia fu una società eccezionalmente colta e progredita. L’idolatria, pertanto, non è necessariamente sinonimo di ignoranza, povertà e arretratezza: se così fosse, non potrebbe risultare seducente. La nascita fisica del popolo ebraico – il momento che vide fondersi in un unico popolo le dodici tribù di Israele, accomunate dalla sorte – avvenne in Egitto. L’uscita dall’Egitto corrispose tanto al passaggio da schiavitù a libertà, quanto a una più alta e più piena presa di coscienza del monoteismo. L’uscita dall’Egitto guadagnò a Israele la “libertà da” (chòfesh, nell’originale biblico); il dono della Torah sul monte Sinai avvinse Israele a un’alleanza di dovere e destino, imperniata sulla “libertà di” (cherùth, secondo la Scrittura). Il peccato del vitello d’oro, un drammatico e grave “calo di tensione” religiosa tradottosi in idolatria, poteva tradursi nell’annientamento del popolo ebraico. Ciò non avvenne solo perché gli Ebrei ammisero di essere colpevoli, anche se quella generazione fu comunque destinata a morire nel deserto. Come recita un antico adagio rabbinico, fu più facile per il Santo e Benedetto far uscire gli Ebrei dall’Egitto che far “uscire l’Egitto” dagli Ebrei.