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Architettura per il futuro

I padiglioni esplorano simboli e identità, ma soprattutto vogliono comunicare il meglio di ogni nazione

​Un intreccio di fasce bianche più o meno dense, come lembi di variato spessore, avvolgono l’insieme che poggia leggero, trasparente. Potrebbe essere un immenso bozzolo. E chissà che nel segreto della mente dei progettisti di Palazzo Italia per l’Expo 2015 (lo studio Nemesi di Roma, insieme con Proger di Pescara e Bms di Milano) non albergasse, oltre a quella esplicita dell’albero, anche quest’altra immagine: il guscio intessuto dal baco da seta. In questo caso il padiglione italiano si porrebbe come esempio di come la tendenza alla “globalizzazione” abbia sempre fatto parte della storia: infatti la seta giunse in Europa dalla Cina. A Firenze la coltura del gelso (l’albero su cui albergano i bachi) divenne fonte di ricchezza per molte famiglie nel basso medioevo e nel Rinascimento, quando l’Arte della Seta fu tra le più potenti. In quell’epoca lontana affonda la sue radici il prestigio che nel mondo gode il design tessile italiano, l’industria della “moda”. E, in coerenza col tema di Expo, “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, nella bachicoltura si incontrano l’agricoltura e la capacità di trasformare i prodotti della natura per farne oggetto di cultura, di industria, di commercio...
Palazzo Italia resterà: simbolo e memoria di Expo 2015 nel tempo futuro, gli altri padiglioni saranno smontati e ricollocati altrove: riciclati, così da non generare scarti – come vuole l’attenzione ecologica che si sta imponendo nel mondo, quale parte significativa della cultura universale che proprio l’Expo, come “istituzione”, intende promuovere tra le nazioni......

di Leonardo Servadio