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Amalfi. Profumi d'Oriente

La più meridionale delle Repubbliche Marinare fu particolarmente legata al mondo arabo

​«Dolce è in me il ricordo / di una terra oltre il mare / dove si incontrano onde e montagne»: con questi versi ha inizio la lirica del poeta americano Henry Wadsworth Longfellow che ha contribuito notevolmente a diffondere la fama di Amalfi nell’era turistica.
Amalfi non c’era ancora quando, tra il 26 e il 37, Tiberio governava da Capri il vastissimo impero di Roma. Pare che sia stata fondata intorno al 337 dai figli di quei patrizi romani che, sopravvissuti a un naufragio avvenuto mentre andavano a Costantinopoli, avevano trovato scampo nel luogo dove avevano fondato Melphes, Melfi (l’etimologia di Amalfi sarebbe quindi “a Melphes”, “città di coloro che vennero da Melfi”).
Per la prima volta è nominata in una lettera di papa Gregorio Magno del 596 la quale, con il riferimento al vescovo Pimenio, ci rivela che Amalfi era già una diocesi, grazie a una decisione dell’arcivescovo della città Leone Comite. Compresa nel ducato bizantino di Napoli, per molto tempo la funzione di Amalfi fu quella di essere rifugio in occasione degli attacchi dei Longobardi di Benevento.  Tra l’836 e l’838 Sorrento e Amalfi vengono assediate da Sicardo, principe di Benevento. Una volta occupate, le due città sono sottratte al predominio napoletano. Morto Sicardo, dal 1° settembre 839 Amalfi dà avvio a una sorta di autogoverno, che segna la nascita della Repubblica. All’inizio fu retta da due comites, eletti annualmente, poi da prefetti, quindi da patrizi imperiali e successivamente da duchi. Con la costituzione della Repubblica si sviluppò l’attività cantieristica che già nell’810, tra l’altro, aveva fornito venti navi all’impero di Bisanzio. Si costruivano navi mercantili con la stiva piuttosto ampia per il trasporto delle merci, e navi da guerra, come le piccole imbarcazioni di origine araba denominate sagene, dall’elevata velocità. Possedendo tali navi, lo sviluppo commerciale di Amalfi fu rapidissimo. Costituì vere e proprie colonie al Cairo, a Costantinopoli, ad Alessandria, ad Al Mahdiyah in Tunisia, con fondachi, botteghe, case, chiese, monasteri, ospedali che si amministravano con le leggi amalfitane e che praticamente ampliavano il territorio della Repubblica, che comprendeva la costa che va da Cetara a Positano, la catena dei monti Lattari con i centri di Scala, Tremonti e Agerola, il territorio stabiano con Lettere, Pimonte e Gragnano, il piccolo arcipelago delle Sirenuse e l’isola di Capri.
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