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Abbazie di campagna, gloria rurale

Attorno a Milano si dispone una rete di fondazioni monastiche in cui nel Medioevo la pratica dell’“ora et labora” ha modellato il paesaggio palmo a palmo

​Come una magnifica corona, emanazione in campagna dei cerchi concentrici su cui si dispone la città, una rete di abbazie fa da sentinella a Milano. La loro fondazione risale al XII secolo, epoca d’oro dell’Europa. Le accomuna una storia di glorie, di secoli (questi sì bui) di miserie e, per molte di esse, di nuove, recenti rinascite.
Sono una corona rossa, il colore dei mattoni con cui sono costruite. Vivono ancora nell’habitat che loro stesse hanno modellato. La città espansa arriva soltanto a lambire queste oasi nel verde, ultimi baluardi della lenta e fondamentale opera compiuta dagli ordini religiosi per rendere questa parte di pianura una delle terre più fertili del continente. Nella campagna milanese, storia religiosa e dell’agricoltura, storia dell’economia e dell’arte coincidono. Sulle mappe possiamo seguire lo sviluppo del monachesimo medievale, lo stratificarsi delle sue espressioni artistiche ma anche la trasformazione di una geografia di paludi e acquitrini in una terra in cui il sistema irriguo sembra modellato sulla perfezione delle meccaniche celesti. Furono infatti le grange cistercensi a diffondere in tutta la bassa lombarda, ricca di acque risorgive, la pratica delle marcite. Con questo sistema, grazie a un’accurata canalizzazione e un sistema di leggere pendenze per cui l’acqua scorre come un velo continuo sul campo senza ghiacciare mai, l’irrigazione rimaneva costante anche durante l’inverno, al punto di rendere possibile il taglio dell’erba anche in dicembre. Alle vacche arrivava così sempre foraggio fresco, aumentando in quantità e qualità la produzione di latte e quindi di formaggio, a partire dal grana. La trasformazione dei metodi di allevamento, con la sostituzione del mais al foraggio, ha condannato le marcite alla scomparsa. Nel Parco agricolo Sud Milano ne sono state preservate una quarantina, per tutelare una vera e propria arte, fondamentale per capire la nascita della “patria artificiale”, come Carlo Cattaneo definì la pianura lombarda, in cui il suolo “per nove decimi è opera e conquista degli uomini che l’hanno costruito”......

 

di Alessandro Beltrami