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A Orvieto l’Apocalisse secondo Luca Signorelli

Dalla “Legenda Aurea” a santa Brigida: le fonti dell’artista rinascimentale

​Antonio Paolucci 

Come un regista degli effetti speciali, dispiegando invenzioni destinate a rimanere indimenticabili nell’immaginario universale, Luca Signorelli negli affreschi della cappella di San Brizio nel Duomo di Orvieto ha raccontato l’Apocalisse, i “Novissimi”, le ultimissime cose che accadranno alla fine dei tempi.  Era il 5 aprile del 1499 quando Signorelli firmava il contratto con l’Opera del Duomo orvietana. Si trattava di portare a termine l’impresa che il Beato Angelico, con Benozzo Gozzoli e altri della sua squadra, aveva avviato nel 1447 affrescando una vela della volta con i Profeti e un’altra con Cristo giudice. La chiamata dell’Angelico a Roma al servizio di papa Nicolò V e poi la morte del maestro avvenuta nel 1455, avevano lasciato interrotto il lavoro. Ora, quasi mezzo secolo dopo, nel cantiere orvietano viene chiamato Luca Signorelli che, con una “performance” formidabile, riesce a concludere il lavoro in appena due anni. Infatti a un anno dalla firma del contratto, la pittura della volta era terminata e due anni dopo, nel 1502, l’intero ciclo di affreschi era praticamente concluso.  Per entrare col piede giusto nel capolavoro di Signorelli in Orvieto, bisogna prima leggere i brani evangelici là dove si parla della fine del tempi: «Perché molti verranno in nome mio a dire: “Io sono il Cristo”, e sedurranno molti. Allora sentirete parlare di guerre e rumori di guerre. Guardate di non turbarvi, perché bisogna che ciò avvenga; ma non è ancora la fine. Infatti si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno; vi saranno pestilenze, carestie e terremoti in vari luoghi. Ma tutte queste cose non saranno che il principio dei dolori. Allora vi metteranno al supplizio e vi uccideranno, e sarete odiati da tutte le nazioni per causa del mio nome. Allora molti soccomberanno e si tradiranno l’un l’altro e si odieranno a vicenda». Con queste parole il Vangelo di Matteo (24,5-10) descrive i giorni calamitosi che precederanno la fine del mondo, quando Satana dominerà incontrastato su tutta la terra, quando «sorgeranno falsi Messia e falsi profeti, i quali faranno segni e prodigi per ingannare, se fosse possibile, anche gli eletti» (Marco 13,22-23).  A questi testi si è ispirato Signorelli negli affreschi orvietani, ma anche all’Apocalisse di Giovanni, alla Legenda Aurea di Jacopo da Varagine, alle Rivelazioni di santa Brigida, un libro stampato a Lubecca nel 1492.