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Da Giotto a Caravaggio: cinque maestri per la Passione

Bellini, Giotto, Piero della Francesca, Ciseri, Caravaggio: dal Getsemani alla Deposizione. Le icone del dolore

​Antonio Paolucci
Incominciamo il nostro percorso attraverso gli episodi salienti della Passione, da un dipinto su tavola di medie dimensioni (cm 81x127) raffigurante la Preghiera nell’orto, che si conserva alla National Gallery di Londra. L’autore è Giovanni Bellini, il capostipite della pittura veneziana del Rinascimento.
Guardiamo questo paesaggio domestico, riconoscibile, all’interno del quale avviene la Preghiera nell’orto, l’ultima tentazione di Cristo, e subito ci vengono alla mente le parole con le quali Roberto Longhi (1946) descrive Bellini paesista: «Accordo pieno e profondo fra l’uomo, le orme dell’uomo fattesi storia, e il manto della natura; accordo tra le masse umane prominenti e le nubi alte, lontane e cariche di sogni narrati; tra le chiostre dei monti e le absidi antiche, le grotte dei pastori e le terrazze cittadine, le chiese color tortora del Patriarcato e il chiuso delle greggi, le rocche medioevali e le rocce friabili degli Euganei». In effetti è così. Perché il cristianesimo è, innanzi tutto, “incarnazione”. Gli episodi del Vangelo sono attuali ed eterni perché si incarnano nel mondo reale, nello splendore del Vero visibile, stanno nel miracolo del mondo che Dio ci ha dato.
Per Bellini, la Preghiera nell’orto avviene un giorno di primavera, da immaginare fra il 1465 e il 1470 (questa la datazione più probabile per il dipinto), e avviene in un paesaggio conosciuto, a lui caro, fra le colline degli Euganei che si ritagliano contro il cielo dell’aurora e la fiumara che attraversa la pianura. C’è anche, a denunciare le opere degli uomini, la cava che, come una melodiosa ferita, intacca il dorso scuro della collina.
La luce che illumina la scena è quella del giorno nascente ma è soprattutto quella che scaturisce dal Cristo inginocchiato di fronte all’angelo che, stagliandosi contro il cielo, presenta il calice.
«Passi da me questo calice» pensa Gesù, angosciato dagli orrori della Passione e Morte che lo aspettano. Egli è solo. Non può chiedere conforto ai suoi apostoli che dormono, immemori, sprofondati nel sonno. Come si fa a lasciare un mondo così bello? E perché? È questa l’ultima tentazione che angoscia Gesù in un’alba di primavera nei colli Euganei. Giovanni Bellini ha saputo raccontarcela con cuore caldo e mente serena.
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