Luoghi dell' Infinito > Editoriali > L'essere e il nulla gli abissi dell'anima

L'essere e il nulla gli abissi dell'anima

​Maria Cristina Dobner


«Elohim disse: “Sia la luce!”. E la luce fu. Elohim vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno» (Gen 1,3-5).
 Bereshit (In principio) nella sua titolatura ebraica, Libro della Genesi per i cristiani: Yehi’ or, Sia luce! La luce e l’ombra: esperienza primordiale e universale. Può diventare anche primigenia? Una sorgente di vita e di vitalità interiore?
«Come il sole rinasce dal grembo notturno e di notte l’uomo può sperare nella luce del mattino, perché anche la notte è parte di quell’ordine cosmico voluto e custodito dal Creatore, così la vita può presentare momenti oscuri di non conoscenza, ma malgrado questo l’uomo deve continuare a sperare in JHWH», scrive Gianantonio Borgonovo.
Per tutte le civiltà quindi, luce e ombra sono archetipo e simbolo che magnetizza e attrae le aspirazioni più profonde e personali di quel mondo interiore, così difficile da conoscere ed esplorare, come insegnava Carlo Maria Martini, in cui luce e ombra abitano e si contendono. La luce con le sue particelle, con i suoi fotoni, corpuscolare o ondulatoria, è un grande paradosso perché può comportarsi, in dipendenza dei casi – ma anche di chi la osserva – come particella o come onda: non è forse richiamo a percepire e osservare il paradosso che emerge fra inconscio e coscienza?
Carl Gustav Jung lo attesta: «[…] capii che nell’anima, fin dalle sue prime origini, c’è stato un anelito alla luce e un impulso inestinguibile a uscire dalla primitiva oscurità. […] L’anelito alla luce è l’anelito alla coscienza». Eros e Thanatos che si contendono il campo.
Ombra, tenebra, oscurità, nel lessico dei mistici qualificano il luogo – per eccellenza e per metafora – in cui si sperimenta l’unione mistica. Giovanni della Croce scrive nel Cantico spirituale: «l’anima è fatta divina e partecipa di Dio, per quanto è possibile in questa vita».
La persona brama completezza, armonia: «Non raggiungeremo mai la nostra totalità se non ci assumeremo l’oscurità che è in noi, poiché non c’è corpo che, nella sua totalità, non proietti un’ombra, e questo non in virtù di certi motivi ragionevoli, bensì perché è sempre stato così e perché tale è il mondo» , come sostiene Carl Gustav Jung.
Nella coscienza simbolica abitano la luce dell’ombra e l’ombra della luce, non è vuoto gioco di parole ma analogia e metafora per afferrare gli sprazzi interiori. Inseparabili come afferma lo Zohar (Libro dello splendore) della tradizione mistica ebraica: «La luce dorata della fiamma di una candela siede sul trono della sua luce scura che aderisce allo stoppino».
Ricchezza e insieme dramma dell’essere umano finito che tende con tutte le sue forze a superare la finitudine nello scontro con la realtà ineludibile: può afferrare e com-prehendere una sola faccia della realtà.
Simbolo antico dello spasmo intellettuale e interiore era il viaggio del sole di notte, il suo inabissarsi nelle tenebre, il suo scomparire. Finitudine che richiama la redenzione, la totalità della Luce.
Quella fede gratuita che Giobbe insegue mentre si scontra con il mistero dell’Altissimo in ascolto del suo gemere, in sim-patia della sua sofferenza, ma che opta, manifestandosi, per il versante dell’oscurità: l’assenza percepita dolorosamente. Il dono si concreta nell’abbandono. Altro paradosso di luce e ombra, mistero insondabile di Dio.
Oggi, mentre impera il buio e la lama di luce non lo trapassa, Giuseppe Ungaretti geme: «la mia vita mi pare / una corolla / di tenebre».
Papa Francesco insegna a giudicare la vita: «con la luce che viene dal vero tesoro nel nostro cuore? O con le tenebre di un cuore di pietra?». Una donna, medico, Adrienne von Speyr, visitata dal mistero insondabile risponde: «Le tenebre di Dio sono quella parte della luce che noi non comprendiamo».
La luce del Risorto: corpuscolare o ondulatoria? Ha vinto il paradosso superandolo? Luce che illumina e infonde vita all’ombra e all’Ombra che preme sul creato e sulle creature in attesa di risplendere della Sua Luce di Risorto.