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Immagini del male

​Quando si contempla una cattedrale romanica o gotica si è subito attratti e incuriositi, e a volte anche spaventati, da doccioni, protomi, cornici, architravi scolpiti per rappresentare il male. Ciò soprattutto in forma di animali che dall’alto sembrano lanciarsi verso di noi con atteggiamenti di ferocia, di aggressione, di attacco. I capitelli di Autun o le grondaie di Chartres con una forza straordinaria narrano a chi visita la cattedrale la presenza del male, che assume forme e immagini diverse, ma sempre in atteggiamento di voler colpire, divorare, assalire il credente. Nella Parusia scolpita nella lunetta del portale sud della chiesa di San Pietro a Corrèze in Francia vi sono addirittura due registri di animali feroci a rappresentare il male: leoni antropofagi, bestie a sette teste e cinghiali.

A quei tempi il mondo e il cielo erano abitati da esseri, da forze positive o maligne, da angeli e demoni, perché la vita umana e cristiana era sentita e vissuta come una lotta necessaria per ottenere la salvezza. Oggi invece il nostro cielo è vuoto, sicché le immagini del male sembrano non essere più presenti, fino a farci credere che il male non esista, che sia solo limite, errore, incidente… Chi avrebbe oggi il coraggio di dipingere nelle nostre chiese il giudizio universale che ci attende come sigillo sul nostro comportamento qui in terra, quel giudizio che implica una beatitudine per i giusti e una condanna per i malvagi? Il giudizio universale veniva di solito dipinto sulla controfacciata, là si posa il nostro ultimo sguardo prima di lasciare la chiesa: un monito di ciò che sarà a partire dalle nostre azioni. Un bellissimo esempio è la controfacciata di Sant’Angelo in Formis.
Il male come presenza attiva ed efficace di colui che le Scritture chiamano demonio (cioè forza), diavolo (cioè divisore), satana (cioè accusatore) oggi è rimosso, così come è rimossa la rappresentazione del luogo che le Scritture definiscono geenna, inferno. Eppure in tutte le culture si è tentato di dare un’immagine al male, a volte concepito come un dio, a volte come un semidio, a volte come uno spirito malvagio.

Il serpente, il drago (il latino draco li esprime entrambi) in India era sentito come una potenza divina, in Persia come uno spirito cattivo, nella Bibbia come una forza seducente che si insinua nel cuore dell’uomo e vi instilla il veleno della disobbedienza, che è sempre menzogna: seduce con la menzogna e porta gli umani alla disobbedienza al Creatore. Eccolo dunque apparire nella storia del popolo di Dio come una forza malvagia che tenta i credenti e li fa cadere, detestabile dunque e assolutamente pericoloso ma in verità già condannato da Dio. Dio, infatti, instaurerà una terra in cui il serpente avrà come cibo solo la polvere su cui striscia e non potrà più arrecare danno né provocare distruzione (cfr. Is 65,25); il serpente sarà vinto e dal “seme” della donna, da “Colui che verrà” gli sarà calpestato il capo (cfr. Gen 3,15). Sì, il serpente, che non può essere “dio guaritore”, può invece sedurre, promettere, ma è «menzognero e padre della menzogna», e dunque «omicida fin da principio» (Gv 8,44).

Proprio per questo il male è stato rappresentato nella Bibbia e nelle diverse culture attraverso figure di animali, sovente immaginari, nel cui corpo sono presenti umanità e animalità diverse: animali che evocano mescolanza di corpi, animali con caratteristiche celesti, terrestri e acquatiche nello stesso corpo, ovvero il contrario dell’ordine armonico e della distinzione stabiliti con l’opera creazionale. Chi non ha guardato la lotta tra l’arcangelo Michele e il drago con il volto di un giovane bellissimo, più bello di quello dell’arcangelo, come nella statua della fontana di place Saint-Michel a Parigi o nella tela di Antonio Maria Viani (XVII secolo) alla Sacra di San Michele? Ambiguità del male, ambiguità della bellezza stessa, che può essere rivelazione di Dio oppure seduzione satanica… Ma oggi la rappresentazione del male, espulsa dalle chiese, è veramente finita o non dobbiamo semplicemente cercarla altrove? Al credente occorre con urgenza l’esercizio del discernimento: dove il male è rappresentato nel nostro quotidiano?

di Enzo Bianchi